GREEN BOOK

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Alla storia di Don Shirley, nato in Florida nel 1927, si ispira il film Green Book. L’artista giamaicano, che a soli due anni iniziò a suonare il pianoforte e a nove frequentava il conservatorio, divenne pianista e compositore statunitense di grande successo negli anni Sessanta decidendo così di iniziare un tour nel sud degli USA, dove il razzismo dilagava brutalmente. 

Salutista, ricco, colto, eccentrico pianista con delle pulsioni da controllare e nascondere, è l’esatto opposto del suo compagno di viaggio, Tony Vallelonga. Italoamericano, uomo dai modi spicci, fuma, mangia senza sosta, ha una moglie che ama e una grande famiglia, vive da sempre nel Bronx e nasconde dietro toni pacati un razzismo istintivo. Lavora come buttafuori in un night club, ma è costretto a cercare lavoro dopo che questo chiude a causa di un momento economico difficile. È a questo punto che è costretto ad accettare un lavoro al limite dello scandalo per quell’epoca: diventare l’autista di un afroamericano. La strana coppia all’inizio si studia, poi impara a conoscersi e rispettarsi in questo viaggio che mette in luce le contraddizioni della disuguaglianza razziale, prevedibile sì, ma che con naturalezza conduce al finale presentando un tema ancora, purtroppo, attuale.

Curiosità: Il Green Book è realmente esistito. Guida per la sopravvivenza nell’America razzista, era rivolto ai neri. Questo libro per quarant’anni, fino all’approvazione del Civil Rights Act, rappresentò il manuale salvavita per i neri americani. Forniva indicazioni di ogni genere: hotel, motel, ristoranti, tutti riservati ai neri, comprese recensioni e valutazioni degli alloggi e locali già visitati dai viaggiatori.